Un caso di femminicidio di novant’anni fa. La notte tra sabato 4 e domenica 5 febbraio 1933, nella frazione di Sant’Antonio di Tortal (Borgo Valbelluna – Belluno), la giovane Emma Canton abitante nella frazione di Confos viene uccisa barbaramente per mano del suo coetaneo Abele De Barba, con il quale aveva avuto una relazione sentimentale. Il luogo del delitto, dove oggi c’è una lapide in ricordo della povera ragazza, si chiama “Riva dell’orbo” dopo il “Pont de la olta” sulla strada che da Campedei porta a Pianezze (Comune di Borgo Valbelluna). La vicenda, ricostruita attraverso gli atti processuali conservati all’Archivio di Stato di Venezia, è contenuta nel libro dal titolo “Omicidio di Emma Canton” con postfazione dell’Associazione Belluno-Donna (Bellunopress Editore, 220 pagine, 15 euro) disponibile nelle librerie, nell’edicola di Trichiana e in formato elettronico eBook su Amazon. E’ la storia di un omicidio orrendo, per le modalità adottate dall’assassino, reso ancor più odioso perché Emma era incinta di due mesi a seguito della relazione poi interrotta con lo stesso De Barba. Ma c’è di più, come rivelano gli atti processuali. Perché anche da morta Emma sarà lasciata sola dalla comunità in cui vive. Se si escludono i parenti più vicini, su una sessantina di testimoni, che sfilano dinanzi al pubblico ministero, ad inquadrare la personalità criminale dell’omicida è solo Angelica Dal Mas, vicina di casa del De Barba. Solo lei dichiarerà agli inquirenti: “E’ un giovane falso, e nell’intimità un violento”! Per tutti gli altri, Abele De Barba è un bravo giovane laborioso! Ebbene, novant’anni sembrano trascorsi inutilmente, dal momento che anche oggi succedono fatti analoghi, dove talvolta è ancora la vittima ad essere colpevolizzata. La vicenda processuale si concluderà otto mesi dopo, il 12 ottobre 1933, con una serie di colpi di scena cui seguirà la sentenza di condanna all’ergastolo di Abele De Barba, pronunciata dalla Corte d’Assise di Belluno, pena inasprita da un anno di isolamento, per aver ucciso per motivi abbietti e con premeditazione. Abele ebbe fortuna, perché solo l’anno prima Angelo Sbardellotto, anarchico di Villa di Villa venne fucilato (17 giugno 1932) per aver progettato di uccidere Mussolini. La pena di morte in Italia, infatti, venne abolita il 1° gennaio 1948 con l’entrata in vigore della Costituzione. Così Abele De Barba venne scarcerato dopo 31 anni e visse ancora una decina d’anni, fino al 19 maggio del 1974 quando perse la vita in un incidente in moto.