Dei fatti del Vajont si è già scritto molto. “Longarone non c’è più”, il libro di Roberto De Nart, giornalista, fondatore del quotidiano on line Bellunopress, è un altro tassello che va ad aggiungersi al racconto della tragica vicenda che segnò il Bellunese di cui ricorre in questi giorni il 54mo anniversario. In 140 pagine, con foto di documenti inediti dell’archivio dell’Automobile Club di Belluno, l’autore rivela i particolari e la logistica del servizio di trasporto dei familiari delle vittime nei giorni immediatamente seguenti la tragedia, oltre al censimento dei relitti dei veicoli che vennero identificati sul greto del Piave. Fin dai primi giorni successivi al disastro, l’Automobile Club di Belluno attraverso il presidente, senatore Luciano Granzotto Basso e il direttore Ugo Pontiroli Gobbi, si rende interprete di una serie di iniziative a favore dei superstiti e del territorio. La gestione dei collegamenti viene affidata dal prefetto di Belluno Caruso, all’Automobile club di Belluno nella persona del presidente Granzotto Basso che coordina attraverso il consiglio direttivo, formato dai due vicepresidenti il dottor Giambattista Arrigoni e l’ingegner Igino Dalla Bernardina. E dai sei consiglieri, il senatore Giovanni Buzzatti, il professor Francesco Cucchini, il cavalier Pietro De Bona, il cavalier Ferruccio Gidoni, Aurelio Lise e Guglielmo Scheibmeier. Le carte contenute nel fascicolo dell’Aci di Belluno, rivelano con la precisione burocratica degli uffici, tutte le operazioni effettuate, documentate da una fitta corrispondenza con le autorità locali e la Sede centrale dell’Aci in Roma.
C’è un documento sulla situazione generale dal titolo “Longarone non c’è più”, trasmessoall’epoca alla stampa locale, che fornisce indicazioni e dettagli sulla viabilità e consiglia agli automobilisti che vogliano raggiungere la parte alta della provincia, di seguire l’itinerario Belluno-Agordo-Falzarego-Cortina-Pieve di Cadore.
Nel corso dell’assemblea generale dei presidenti provinciali degli Automobile Club, che si tenne a Roma il 23 novembre del 1963, il presidente nazionale Filippo Caracciolo principe di Castagneto (padre di Marella, moglie di Gianni Agnelli e di Carlo presidente del quotidiano La Repubblica, Gruppo editoriale l’Espresso e Finegil editoriale) elogia l’Automobile Club Belluno per l’opera svolta. E c’è un importante intervento del senatore Luciano Granzotto Basso, avvocato e presidente dell’Automobile Club Belluno, che riassume le iniziative intraprese dall’Ente per garantire i collegamenti, quando ancora dovevano essere ripristinate i servizi di trasporto di linea.
Bellunopress Editore. Il libro, nei due formati, elettronico e cartaceo, è reperibile su Amazon