Prevista dal Regio decreto legge numero 2132 del 19 dicembre 1926 la tassa sul celibato entra in vigore in Italia il 13 febbraio 1927, durante il Ventennio fascista. A doverla pagare erano gli uomini celibi di età compresa tra i 25 ed i 65 anni, calibrata secondo tre fasce di età: dai 25 ai 35 anni la tassa ammontava a 35 lire, dai 35 a 50 anni 50 lire, e dai 50 a 65 anni 25 lire, che andavano sommati ad un quarto dell’imposta complementare calcolata in base al reddito. La tassa serviva a finanziare le opere di assistenza alla maternità e infanzia. Tant’è che, come vedremo, quando venne abolita vennero a mancare i fondi per tali settori di assistenza. Ma non pensiate che l’imposta sui celibi sia stata una trovata originale di Mussolini.
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