Lei si chiama Marta Kusch, tedesca di nascita ma con cittadinanza americana, è una bella donna alta e bionda di 51 anni da tutti conosciuta come “La Contessa” per la sua relazione sentimentale con il conte Borgoncelli. A Croce d’Aune i più anziani la ricordano ancora, perché regalava le caramelle ai bambini. Il suo corpo privo di vita viene rinvenuto il 6 maggio 1945 dietro il muro di cinta del cimitero di Sant’Osvaldo, a Pedavena (Belluno). Su un dito della mano erano visibili delle escoriazioni provocate da chi le aveva strappato l’anello, come dichiarerà cinque anni dopo al processo il sacrestano Benvenuto Siragna, che trasportò la salma nella cella mortuaria di Pedavena.
Una storia scomoda, accaduta a guerra finita, dove i carnefici sono i partigiani, che si impossessano del denaro di Marta Kusch e la uccidono. Il movente, come dimostrerà il processo celebrato alla Corte d’Assise di Belluno nel 1950, sono i soldi. Ed erano molti i soldi nella disponibilità della Contessa, milioni di lire in banconote da mille, che servivano a pagare gli operai dell’impresa Aices che eseguiva i lavori di fortificazione per conto della Todt. Gli atti processuali parlano di 4 milioni di lire del 1945, ma la somma potrebbe essere molto più elevata e sfiorare i 10 milioni, come ipotizza l’autore scandagliando gli atti processuali.
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